Come da tutti atteso, il tradizionale concorso d’eleganza di Pebble Beach ha portato alla luce la nuova ammiraglia di casa Bentley. In California ha fatto il suo debutto Mulsanne, berlina destinata a riproporre un nome già adottato dai dirigenti di Crewe a cavallo tra gli anni 80 e 90, con un obiettivo ben preciso: ereditare nel listino della grande «B» il testimone dell’apprezzata Arnage. Le carte in regola per fare ancora meglio sembrano esserci davvero tutte, a cominciare da una veste estetica personale, moderna, e nel contempo ben affrancata alla tradizione. Maestoso il frontale, dominato da «occhioni» di forma rotonda che si ispirano volutamente a una Bentley del passato, la Continental Flying Spur S1 del ‘55. Una certa parentela con la storia del marchio evidenziata dalla sagoma del cofano, delimitata attraverso nervature che dalla calandra si aprono per sfiorare i montanti dei retrovisori. Elegante e pulita la superificie laterale, con una linea di cintura che disegna anche il profilo della coda, spiovente e pronta a chiudersi idelamente con due terminali di scarico posti all’estremità del corpo vettura. Le dimensioni nell’insieme sono importanti, il costruttore ha comunque intenzione di offrire per i più esigenti una versione più lunga d 15 centimetri, da affiancare alle varianti coupè e cabrio. Tutte le Mulsanne verranno spinte dal classico propulsore V8 da 6.75 litri, lanciato nel 1959 e sottoposto a decine e decine di aggiornamenti. In questa sua ultima evoluzione, il motore sviluppa una potenza di 500 cavalli, sufficenti a spingere la vettura a una velocità prossima ai 280 km-h. A gestire la potenza provvederà un cambio automatico a sei rapporti, la tenuta di strada e il confort di marcia verranno invece garantiti dalle sospensioni pneumatiche, accoppiate a ruote da 21 pollici di diametro. Gli interni promettono design, lusso, dotazioni di serie e soluzioni tencologiche ai vertici. Buona parte della componentistica verrà realizzata ed assemblata manualmente, la realizzazione di una Mulsanne richiederà 400 ore di lavoro. Un’esclusività che si pagherà a caro prezzo, nell’ordine dei 300 mila euro per ciascuno dei 700 esemplari che verranno venduti ogni anno, a partire dal 2010.
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