Fiat Group Automobiles protagonista alla fiera internazionale “ECOMONDO”
Dal 28 al 31 ottobre si svolge a Rimini la 13esima edizione diECOMONDO, fiera internazionale del recupero di materie ed energia e dello sviluppo sostenibile. Ospitata presso Rimini Fiera, la manifestazione presenta la più ampia gamma di opportunità tecnologiche, sistemi e attrezzature, servizi per risolvere i complessi e specifici problemi ambientali. Oltre all’area espositiva, ECOMONDO propone un ricco calendario di convegni, incontri e tavoli di discussione dedicati a queste tematiche.
Tra questi appuntamenti si segnala il convegno “Evoluzione dell’Accordo di Protocollo Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso” in programma il 30 ottobre e organizzato dalle Case automobilistiche italiane ed estere e dalla catena industriale coinvolta nel trattamento dell’auto giunta alla fine della sua vita utile, una delle prime attività sul tema dei rifiuti da beni di consumo regolata da un corpo normativo Europeo (Direttiva 2000/53) recepito da tutti Paesi della comunità ed oggi pienamente operativo. All’evento partecipa Salvatore Di Carlo (responsabile Engineering & Design – End of Life Vehicles & Car Recycling di Fiat Group Automobiles) in qualità di coordinatore riconosciuto dalle altre Case automobilistiche, dalla filiera del riciclo vetture e dalle Autorità pubbliche.
L’argomento centrale del convegno è l’analisi dei primi importanti risultati ottenuti all’interno dell’Accordo di Protocollo Quadro siglato nel 2008 a Roma dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle Associazioni che rappresentano la filiera industriale del trattamento dei veicoli a fine vita. L’Accordo rappresenta il primo ed unico esempio in Europa in cui tutti gli attori coinvolti in una filiera industriale, dalla più grande industria automobilistica nazionale alla più piccola impresa familiare di demolizione, lavorano con i responsabili dei Ministeri competenti con l’ambizione di trasformare l’enorme quantitativo di rifiuti in una “miniera” di materie prime con un progetto completo e all’avanguardia nel campo dell’ambiente.
In particolare, tra i risultati finora raggiunti si segnalano gli approfonditi studi sulla realtà italiana anche attraverso le campagne di prova; l’implementazione dei mercati di sbocco per i materiali non metallici e la partenza di progetti all’interno del decreto legge INDUSTRIA 2015 – Efficienza Energetica, che prevedono la realizzazione di impianti di separazione post frantumazione e di recupero energetico in Italia. E oggi, a quasi due anni dall’Accordo, si esaminano i primi risultati, gli sviluppi già in pista per migliorare ulteriormente la capacità industriale del nostro Paese nel far fronte agli obiettivi previsti, e le criticità che si oppongono ad una ancor maggior velocità nel portare su questo argomento l’Italia ad un ruolo di Leadership concreta nel settore.
Il contesto e la Direttiva Europea (2000/53/ CE)
Ogni anno in Europa vengono rottamati circa 12 milioni di veicoli (solo in Italia ogni anno la cifra è superiore a 1,5 milioni). In questo contesto opera un comparto industriale estremamente attivo e robusto sul territorio nazionale che comprende la grande Industria automobilistica italiana ed estera (in quanto importatrice), 1.600 imprese di demolizione spesso a livello familiare, oltre 350 aziende di commercio di rottame, più di 50 aziende di frantumazione di medio/grande dimensione ed una numerosa e diffusa comunità di società coinvolte nel riciclo dei materiali comunque derivanti dal Fine vita veicolo.
La presenza attiva sul territorio italiano delle aziende di trattamento della demolizione auto deriva dalla possibilità di valorizzazione dei ricambi che possono essere riutilizzati partendo dal veicolo in demolizione, e dal fatto che i veicoli in circolazione sono costituiti in media dal 75% di materiale metallico, elemento che ha da sempre un mercato di grande sbocco nelle acciaierie per il chiaro fatto che rifondere materiale ferroso per ottenere nuovo acciaio è energeticamente, e quindi anche a livello ambientale, molto meno dispendioso che ottenere metallo partendo dal minerale che si trova nelle viscere della Terra. Meno appetibile e meno vantaggioso è tentare di riciclare o recuperare i materiali rimanenti dei veicoli (plastiche , gomme e vetro) che fino a qualche tempo fa avevano come unica destinazione la discarica sotto forma di “car fluff”, ossia il residuo di frantumazione dei veicoli.
Nel 2000 è stata promulgata una Direttiva Europea (2000/53/CE) che si preoccupa di disciplinare ed aumentare l’efficienza ambientale della gestione dei veicoli fuori uso imponendo una serie di vincoli sia sulla fase di progettazione dei veicoli (bando dei metalli pesanti, marchiatura dei componenti, eccetera) sia sulla fase della gestione del fine vita: target di riciclaggio e recupero energetico, tempi di raggiungimento, responsabilità, impegni verso i cittadini proprietari del bene veicolo ormai giunto alla fine del suo utilizzo. La direttiva è stata recepita in tutti i Paesi EU e in Italia con il D.Lgs. 209/2003 e SMI.
Con l’Accordo l’Italia punta alla leadership del settore in Europa
Raccogliendo lo spirito di questa Direttiva, tradotto nella legge italiana, i grandi Gruppi industriali produttori di veicoli e le Associazioni dei rivenditori hanno stretto una collaborazione con il resto della filiera operativa del Fine Vita Vetture. In questo modo, ognuno nelle proprie competenze specifiche, ciascun membro si riconosce come parte integrante di una filiera capace di trasformare un prodotto, giunto alla fine della sua vita utile, da rifiuto in “miniera” di nuova materia prima. Dunque, un processo che da una parte ha una forte valenza ambientale, dall’altra parte assicura una capacità di business tale da farne un elemento positivo per l’intera economia nazionale. Da qui nasce l’”Accordo di Programma Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso”, una proposta completa e complessa effettuata alle Istituzioni responsabili in questo settore, approfondita e trasformata in un forte impegno a cambiare il modo di lavorare del comparto per puntare al ruolo di leadership in Europa.
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